La Valmalenco

Da qualche decennio la Valmalenco è conosciuta per gli sport invernali, ma il suo turismo è nato a fine ‘800 con la pratica dell’alpinismo. Le imponenti e famose cime del gruppo del Bernina e del Disgrazia hanno attirato e attirano tutt’ora molti alpinisti da ogni parte del mondo. Qui, al confine con l’Engadina, è il regno dei grandi spazi e dei grandi silenzi. In questi ambienti di circhi glaciali e di pietraie la natura primitiva e incontaminata regna sovrana: tante e differenti sono le rocce, e forte è il contrasto tra le scure e verticali pareti delle serpentiniti con il biancore dei marmi le cui bancate attraversano l’intera testata della Valle; brevi e straordinarie fioriture primaverili si esibiscono in piccole zolle di terreno arido, e il rumoreggiare cupo e sordo delle acque impetuose accompagna il cammino.

Più in basso le passeggiate si fanno dolci e accessibili a tutti, e la presenza di aree boschive e radure garantisce una vasta scelta di percorsi. I sentieri sono curati e adeguatamente dotati di segnaletica recente. Alpinismo e climbing, escursionismo e trekking sono molto praticati; i punti di ristoro non mancano. Le piste ciclabili del fondovalle e in quota assicurano il divertimento ai sempre più numerosi bikers.

Tra i comuni della Valle, Lanzada (983 m) è il più esteso e per molti secoli, fin dal tardo Medioevo, ha detenuto il primato di comune più popoloso grazie alle sue miniere e ai suoi commerci, all’artigianato e all’allevamento.

Le centrali idroelettriche e il turismo, caratteristici della seconda metà del Novecento, non hanno cancellato l’originaria architettura rurale che si è conservata integra nel cuore dei nuclei abitativi più antichi. I numerosi dipinti, segno della devozione popolare, adornano le facciate di alcune abitazioni, delle baite e delle santelle. A Tornadri si conserva l’edificio impiegato in passato come posto di guardia e dogana verso la vicina Svizzera. La chiesa parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista, edificata tra il 1659 e il 1666, sostituisce l’originaria chiesa quattrocentesca. L’ampia facciata del tempio nasconde un ricco interno decorato dagli affreschi di Pietro Ligari. Molti sono gli arredi sacri e gli stucchi, imponente l’altare ligneo dorato dello stesso periodo della chiesa; il campanile, alto 48 metri, è della metà del ’700.